L’arte del corallo si è sviluppata a Trapani intorno al XV e XVI secolo, periodo in cui i pescatori hanno iniziato a pescarlo, da maggio a settembre, data l’abbondanza dei banchi corallini. I pescatori riunitisi nella corporazio ne d ei Pescatori della marina piccola del Palazzo, che abitavano nella odierna via dei Cor allai, si avventuravano sino alle coste africane per pescare il corallo che, una volta in porto veniva venduto ai mercanti, ai fabbricanti di gioielli e agli artisti che, dopo un lungo e laborioso processo di lavorazione, lo trasformavano in vere e proprie opere d’arte.
I corallari acquistarono fama in tutto il bacino del Mediterraneo con i loro prodotti: oggetti sacri e profani, capezzali e cornici, presepi nei quali il corallo è frammisto a oro, argento, smalti e pietre preziose.
Costituisce un autentico capolavoro la Montagna di Corallo che, nel 1570, per una cifra altissima fu acquistata a Trapani, per conto del Viceré di Sicilia Don Francesco Ferdinando Avalos de Aquino affinché fosse inviata a Filippo II di Spagna.
La maggior parte dei capolavori d’un tempo oggi si trova fuori dalla Sicilia e fa parte di collezioni private o museali.
Presso il Museo Pepoli si possono ammirare alcune sculture, monili e altre opere dei maestri trapanesi. Oggi, tuttavia, la pesca è quasi del tutto scomparsa, mentre è limitata a qualche artigiano la lavorazione del prezioso materiale che perpetua la tradizione dei corollari trapanesi anche attraverso la formazione di nuovi cultori di quest’arte antica e raffinata.